Quando nel 1999 ebbi il primo infarto, un IM non Q, mi è successa una cosa strana.
La sera di un sabato, erano circa le 21.30, sentii un forte dolore al petto con mancamento di fiato ed affaticamento delle braccia, che a causa del precedente pranzo credetti fosse una indigestione.
Le braccia mi pesarono come il piombo, ed il dolore un poco sopra il plesso solare fu forte, ma la cosa che mi preoccupò di più fu la mancanza di aria e la difficoltà a respirare.
Conoscendo il Training Autogeno, mi misi a letto con le gambe alzate e cominciai a “PRENDERE POSSESSO DEL MIO CORPO” nel giro di un quarto d’ora la respirazione migliorò, ed anche i dolori al petto e la pesantezza delle braccia.
Tanto fu che dopo una domenica passata a riposare, il lunedì ripresi a lavorare,anche se con difficoltà.
Ho letto sul vostro sito l’articolo sul T.A., ed ho voluto darvi questa mia testimonianza che potrebbe, forse, esservi utile.
cCordialmente Uber
La sintomatologia descritta e’ tipica di una sindrome coronarica acuta,che non e’ poi evoluta in infarto completo.
Se questo sia stato merito del training autogeno é difficile dirlo,in quanto oltre la meta’ degli episodi coronarici acuti terminano nei cosiddetti “infarti non Q “, cioé incompleti.
Il training autogeno puo’ essere utile nel controllare il consumo di ossigeno tramite un controllo della pressione e della frequenza, oltre che a tranquillizzare il Paziente.Credo che abbia poca influenza sulla formazione del trombo coronarico che rappresenta il maggiore fatore eziopatogenetico dell’infarto.
Ritengo che l’autocontrollo sia importante finche’ non arriva una ambulanza, che dovrebbe sempre essere chiamata .
Dopo un episodio ischemico si deve comunque procedere ad indagini diagnostiche e assumere farmaci, perche’, se il training puo’ aiutare nel momento acuto, non rimuove le cause della patologia .
Cordiali saluti
Dott.Flavio Tartagni, gia’ Primario Cardiologo di Cesena